#IoApro… #IoNonApro… “Vai avanti te, che a me…”. Che brutta Italia è diventata!

Metropolitana di Roma, ore 16:15 di martedì 12 gennaio 2021

“Vai avanti te che a me…”. Non esiste ristoratore, barista, titolare di attività privata italiano che non si lamenti delle misure -talvolta stupide e illogiche, spesso inutili se non addirittura capaci di favorire assembramenti- attuate da questo traballante governo nella politica di contenimento della diffusione del Covid-19. Ma, poi, quando è ora di passare ai fatti, di esprimere con forza e risonanza questo dissenso, il fronte del malcontento si sfalda al grido di “armiamoci e… partite!”.

Il vecchio vizio italiano… La paura di esporsi, di manifestare apertamente, liberamente le proprie idee, di scontentare il “potente” di turno ha il sopravvento… “Bravo, fai benissimo a protestare, non ne possiamo più ed è ora di cambiare”… “Io? No, non posso unirmi… Ma vai avanti, sono simbolicamente al tuo fianco!”.

Così, però, non si arriva da nessuna parte. E, alla fine, ciò succede anche sulla rima grande iniziativa di protesta denominata “#ioapro1501”, che vede un gruppo di ristoratori scendere direttamente in campo con una iniziativa potenzialmente capace di minare l’irrazionalità di un esecutivo capace di sbagliare tutto, dal primo all’ultimo giorno di questa emergenza. E pensare che i ristoratori di “#ioapro” erano riusciti a sconfiggere anche la censura dei grandi media nazionali, oggi costretti a raccontare l’iniziativa censurata fino a ieri ma vanificata nel suo dirompente potenziale dal “#iononapro” di altri ristoratori… Che brutta Italia è diventata. “#ioapro” e “#iononapro”, infatti, concordano su tutto. Tranne che sul coraggio di esprimere apertamente la protesta.

Ristoratori, esercenti, fallirete? Continuerete ad erodere i risparmi di una vita? Vi ritroverete in “braghe di tela”? Vi sta bene! Del resto, un saggio adagio popolare non lascia dubbi: “Chi è causa del suo mal pianga se stesso!”. Avete gettato nel cesso l’occasione di determinare una svolta nelle scellerate politiche anti-Covid di questo governo.

Oggi, alle drastiche misure già in essere, vi vietano anche l’asporto dopo le ore 18 e, ridefinendo i parametri di assegnazione dei colori regionali, vi vietano ancor si più la mezza apertura. Incassavate già poco… Da oggi incasserete ancor meno.

“Ma è un sacrificio necessario per salvare vite e accelerare la riapertura” riecheggia fra i “kapò” del “#iononapro” e da mezza politica… Ma solo un ingenuo mal informato può crederci. La prova di ciò è sotto gli occhi di tutti, nella vita di tutti i giorni: trasporti pubblici stracolmi, negozi superaffollati, assembramenti addirittura nelle file per le mense Caritas e i centri vaccinali, conferenze stampa stradali iperaffollate di giornalisti pressati uno contro l’altro… Ma ciò si combatte vietando l’asporto dopo le ore 18… Idioti!

Come si combattono gli assembramenti nei trasporti? Chiudendo i ristoranti, facile no?
Come si combattono gli assembramenti nei negozi? Chiudendo i ristoranti, facile no?
Come si combattono gli assembramenti…? Chiudendo i ristoranti… Complimenti… Continuate a piangervi addosso aspettando che altri risolvano la situazione per voi!
Enrico Lazzari

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