Spero, prima o poi, che almeno uno dei grandi “giornaloni” italiani, si riveli “capace” di cimentarsi in una analisi razionale e conforme al reale concatenamento dei fatti che hanno, poi, portato alla caduta del governo Draghi. Il “Salvatgore” che guida le “larghe intese” spezzate ieri, comunque, potrà restare operativo nella sala dei bottoni romana e pienamente legittimato fino all’insediamento dell’esecutivo che scaturirà dal voto degli italiani, probabilmente da convocare entro i primissimi giorni di ottobre.
Ora, i grandi media sembrano rincorrersi e giocare a chi riesce a produrre una analisi più “partigiana” dell’altro, in un impeto irrefrenabile mirato a presentare agli italiani un centrodestra “irresponsabile” perchè unico colpevole -con il M5S- dello stop alla perfetta azione del Governo Draghi. Eppure, vien da dire, mai come con questo esecutivo gli italiani si sono impoveriti.
Certo, il contesto globale ha un peso determinante in questo impoverimento scatenato dal caro energia che ha riacceso a livelli da ani Settanta l’inflazione. Ma le scelte politiche e geopolitiche italiane hanno avuto un peso determinante, decisivo ad inasprire gli effetti del caro energia e quindi l’indiscriminato e irrefrenabile aumento del costo della vita. Altri paesi Nato, ad esempio la Turchia, o in termini minori l’Ungheria del “nemico populista” europeo Orban, adottando linee pooitiche diverse, meno guerrafondaie e più lungimiranti, hanno mitigato anche fortemente l’impatto della crisi sui loro cittadini.
Ma questa è un’altra storia, solo finalizzata a comprendere che neppure Draghi nei suoi mesi di governo si è rivelato perfetto, senza nulla togliere allo stesso autorevole “banchiere” davvero stimato in tutto il mondo.
La storia, l’attualità che ci preme oggi è individuare le vere responsabilità della crisi, che la semplicistica, “partigiana” lettura univoca e di comodo dei grandi media appioppa in toto e in esclusiva al Centrodestra, ancor più che al Movimento 5 Stelle, comunque già “massacrato” a dovere nei giorni precedenti.
Ma è davvero tutta colpa -o merito, dipende dai punti di vista- di Salvini, Meloni e Berlusconi se il voto parlamentare ha indotto, costretto Draghi a salire al Quirinale per rassegnare per la seconda e decisiva volta le dimissioni?
No… Assolutamente no! La responsabilità è anche, e soprattutto, della decisione di Enrico Letta, del Pd, di continuare con questo esecutivo nonostante questo vedesse al suo interno ministri grillini con il partito di Conte non più maggioranza affidabile.
Eloquenti, per comprendere il ragionamento, sia il documento predisposto dal Cdx su cui votare la fiducia, sia le dichiarazioni di voto. Il Centrodestra, ad eccezione di Fdi, già oggi minoranza, era prontissimo a riconcedere la fiducia ad un governo Draghi sostenuto dall’attuale maggioranza ma ridisegnato nei suoi componenti vista la posizione del M5S che ha aperto la crisi. Una posizione più che logica: se M5S non vota la fiducia al governo come possono i suoi ministri restare in carica? Non è mai successo, e non a caso, nella storia italiana repubblicana.
Così Lega, Fi e Fdi hanno predisposto un preciso documento da sottoporre a fiducia in Senato, che avrebbe ricevuto una ampia maggioranza se anche il Centrosinistra lo avesse votato. In questo si ribadivano due concetti: fiducia a Draghi premier; ridefinizione dell’esecutivo in cui devono essere rappresentate solo forze che votano la fiducia. In concreto, se M5S non avesse votato la fiducia -coma aveva annunciato- sarebbe uscito anche dal governo, come ogni logica del resto impone.
Approvando la linea di Cdx il governo sarebbe caduto solo formalmente, perchè una nuova solida e ampia maggioranza era già pronta. Draghi si sarebbe dimesso e Mattarella, sulla base degli atti parlamentari, gli avrebbe immediatamente riconferito l’incarico di creare il governo che, poi, anche senza grillini a sostenerlo, avrebbe ottenuto una solida maggioranza sia alla Camera che al Senato.
Ma c’è un ma… Il Pd poteva permettersi, per interessi di bottega e contro quelli del Paese e degli italiani, di partecipare ad un governo di larghe intese lasciando il Movimento 5 Stelle libero, all’opposizione, di recuperare quei consensi persi e restituiti al partito di Letta durante le sue esperienze di governo? No… Un Pd al governo con il Cdx e un M5S all’opposizione, libero di riprendere quella comunicazione propagandistica, puramente retorica che lo ha portato al 32%, avrebbe vanificato in un batter d’occhio il recupero di voti che il Pd ha fatto in questi anni proprio ai danni del movimento populista di Beppe Grillo.
Possiamo dire, quindi, senza timore di essere smentiti, che se il M5S è il maggior responsabile di questa crisi questa va ripartita equamente non con il Centrodestra -che ha seguito una linea razionale e politicamente e democraticamente corretta non trattando sul principio che un partito che non vota la fiducia non può trovare rappresentanza politica propria al governo- ma con il Partito Democratico e con lo stesso Premier Draghi, arroccati a votare la fiducia su un testo (presentato da Pierferdinando Casini) che avrebbe confermato un governo già sfiduciato da una forza politica che lo sosteneva e che esprimeva ministri in posti chiave dello stesso esecutivo.
E’ mai accaduto, del resto, che un partito si trovasse in opposizione avendo, però, dei suoi ministri nel governo? No… E sarebbe stato illogico accadesse oggi.