Su Sarkozi e Merkel l’ombra di aver ordito un complotto che sovvertì la democrazia italiana. Inquetanti dubbi sul ruolo di Napolitano e della Magistratura

Prima Luttwark e Friedman, poi Wikileaks e l’ex Segretario di Stato all’Economia del governo Obama, infine l’autorevole economista inglese Evans-Pritchard e le rivelazioni degli ex Magistrati Palamara e De Magistris insinuano pesanti e inquietanti dubbi sui fatti che portarono alla caduta di Silvio Berlusconi e alla sua sostituzione con il “burocrate” lacrime e sangue Mario Monti
Ma in Italia la sinistra e i grillini affossano la commissione di inchiesta che avrebbe potuto far luce e si condanna Alessandro Sallusti, direttore de Il Giornale, che si pone domande che trovano chiara risposta in Piero Sansonetti, direttore de Il Riformista secondo cui, oltre al complotto franco-tedesco – con complici italiani secondo Luttwark che punta il dito su Napolitano e Pisanu- c’è stato “un golpe giudiziario che ha confiscato la democrazia in Italia”

Angela Merkel, Mario Monti e Nicolas Sarkozy

E ci risiamo! Alessandro Sallusti, direttore de Il Giornale, viene condannato dalla Magistratura italiana – quella stessa Magistratura sputtanata dall’ex Magistrato Palamara nel libro intervista “Il Sistema”, scritto proprio dallo stesso Direttore – per diffamazione a mezzo stampa nei confronti del Presidente emerito Giorgio Napolitano.

Ci si riferisce alla sentenza civile emessa lo scorsa 9 aprile in cui si legge che -come diffuso tramite Adnkronos- “il Sallusti si riferisce reiteratamente al senatore Napolitano utilizzando oltre ad espressioni ed accostamenti suggestivi, allusivi ed insinuanti, termini quali trame, golpe, complotto, alto tradimento che travalicando il limite della continenza e correttezza espressiva si traducono in un attacco alla persona e alla dignità dell’ex Capo dello Stato che integra gli estremi della diffamazione e, segnatamente, dato il mezzo usato, della diffamazione a mezzo stampa, ovvero di un illecito civile e penale”.

Al centro della vicenda il ruolo che Napolitano, all’epoca Presidente della Repubblica, avrebbe avuto nel “presunto” golpe che a suon di inchieste giudiziarie e colpi di spread, avrebbe destituito Berlusconi. Palamara, oggi -come scritto su “La Verità”- ripercorrendo quegli anni, è quanto mai esplicito: “Voglio essere chiaro, dal 2008 fino al 2011, quando Berlusconi cade sotto i colpi dello spread, come da prassi costante dell’Associazione nazionale magistrati ho sempre condiviso la mia attività seguendo una prassi costante con il presidente Giorgio Napolitano”. “E’ impensabile sostenere -rincara- che negli anni di cui stiamo parlando l’Anm si sia mossa fuori dalla copertura del Quirinale, con il quale io condividevo ogni decisione che comportasse una rilevanza politica“.

Un “presunto” golpe che, dopo tante autorevoli conferme giunte in passato (Luttwark, Friedman…), trova oggi una inopinabile ulteriore conferma nel libro “Stress Test. Riflessioni sulla crisi finanziaria” scritto da quel Tim Geinthner che all’epoca dei fatti rivestiva l’incarico di Segretario di Stato del Tesoro statunitense del governo Obama. Una fonte insospettabile e certamente ben informata, perchè -a suo dire- avrebbe vissuto direttamente la vicenda.

Ad un certo punto, in quell’autunno -scrive- alcuni funzionari europei ci contattarono con una trama per cercare di costringere il premier italiano Berlusconi a cedere il potere; volevano che noi rifiutassimo di sostenere i prestiti Fmi all’Italia, fino a quando non se ne fosse andato”.

Parlammo al presidente Obama -aggiunge Geinthner- di questo invito sorprendente” ma “non potevamo coinvolgerci in un complotto come quello”.

L’autorevolezza e la chiarezza di quest’ultima fonte ha fatto sobbalzare sulla sedia più di un italiano. Ma pochi hanno avuto il coraggio di commentare. Fra questi l’attuale ministro alla PA, Renato Brunetta: “Dall’America di Obama arriva la prova decisiva del golpe europeo contro l’Italia per abbattere Silvio Berlusconi. La democrazia dopo quei fatti del 2011 è sospesa. E la estromissione politico-giudiziaria del leader di Forza Italia è il coronamento di quella trama. Napolitano e Renzi silenti. Il Parlamento indaghi”.
Ma il Parlamento, saldamente in mano a Pd, “compagni” non pentiti di Leu e grillini allo sbando prossimi al commissariamento piddino per mano dell’ex Premier Giuseppe Conte, di indagare, di far luce sulla vicenda e sulla deriva della giustizia denunciata da Palamara, proprio non ne vuol sapere. Tanto che la richiesta di commissione di inchiesta sull’operato della magistratura, con le relative implicazioni e ingerenze nella vita politica e quindi democratica del Paese, è stata bocciata con l’insufficiente sì del Centrodestra e il decisivo no della sinistra e dei suoi “sudditi” grillini.

Come se non bastasse un alto ministro Usa, la “confessione” del Magistrato Palamara, le prese di posizione di Friedman e Luttwark unite ad altre analisi e rivelazioni, arriva anche un altro ex magistrato, quel Luigi De Magistris oggi sindaco di Napoli che rispondendo alla domanda se avesse letto il libro di Sallusti, ha risposto: Sono saltato dalla sedia… Al netto di alcune imprecisioni, la considero una confessione. Non scontata (…). Una cosa mai vista…”.

Il vero elemento inquietante -aggiunge, all’apparenza riferendosi all’indagine che gli è costata la carriera e che ha fatto cadere il Governo Prodi tramite il suo guardasigilli Mastella- è il coinvolgimento pieno, di cui non ho mai dubitato, e l’ho detto pubblicamente, del Quirinale ai massimi livelli.
“Un coinvolgimento
-rincara- ancora più indegno perché da presidente era sia garante della Costituzione che presidente del Csm. È stato decisivo e credo che si debba andare fino in fondo, non basta il dibattito”.
Sempre De Magistris, questa volta ospite di Giletti su La7, ha gettato un altro masso: “Finché attaccavo Berlusconi, andava tutto bene, ma quando ho cominciato a indagare su ambienti di sinistra, mi hanno fatto fuori!”.

Appare sensato, alla luce di tutto ciò, farsi delle domande, porsi dei dubbi, insinuare dei sospetti finalizzati a far piena luce sul ruolo di Napolitano in quegli anni. Non è dello stesso avviso, evidentemente, il Tribunale che ha condannato Sallusti lo scorso 9 aprile.
Lo stesso Sallusti rivendica, in un editoriale pubblicato oggi su Il Giornale, il diritto di porsi delle domande, di avere e insinuare dei dubbi: “In questo quadro, probabilmente, va iscritta la mia recente condanna per aver ‘diffamato’ Napolitano da me, ma non solo da me, più volte indicato come il regista della manovra politica giudiziaria che ha portato all’estromissione di Silvio Berlusconi dalla politica attiva. Non per insistere ma forse il giudice che ha emesso la sentenza non ha tenuto conto di tre o quattro fatti circostanziati che vado a riepilogare in sintesi”.

È vero o no -chiede- che il presidente Napolitano, nell’estate del 2011, con il governo Berlusconi legittimamente insediato, convocò Mario Monti e Corrado Passera (all’epoca amministratore di Banca Intesa) per preparare nell’ombra un governo tecnico?; corrisponde al vero quanto sostenuto dal deputato Amedeo Laboccetta, cioè di aver assistito a una telefonata in viva voce in cui il presidente Napolitano spronava Gianfranco Fini a prendere le distanze da Berlusconi e spaccare il Pdl?; cosa si può intendere quando Luca Palamara racconta di aver gestito, da presidente dell’Anm, la stagione dell’attacco giudiziario a Berlusconi ‘in stretto contatto con il Quirinale’ e di aver avuto più di un incontro sul tema con Napolitano stesso?”.

Mi fermo qui -conclude- penso che anche solo queste domande meritino risposte chiare e definitive”. Già, come quelle che solo la commissione di inchiesta parlamentare -respinta da Pd e M5S- avrebbe potuto dare…

Ma, domande sulle quali il giornalista “di sinistra” Piero Sansonetti, direttore de Il Riformista, sembra già avere, così da -dopo aver ricordato “non ho mai votato e mai voterò centrodestra”- sostenere senza lasciar spazio a interpretazioni che si è assistito ad “un golpe giudiziario che ha confiscato la democrazia in Italia e ha stravolto la storia attraverso il furto violento del supremo diritto dei cittadini: quello di scegliersi partiti e uomini di governo”.

Ma, ancor più grave, è quanto, secondo alcuni con la complicità diretta o, perlomeno, il silenzio-assenso di alte cariche istituzionali italiane, accadde fuori dall’Italia. Secondo Edward Luttwak, esperto di geopolitica e voce in Italia delle amministrazioni Usa, il complotto ci fu e fu “ordito da Sarkozy e la Merkel con l’appoggio di molte persone in Italia”. Disse “molte parone” ma fece due nomi soltanto: Giorgio Napolitano e Giuseppe Pisanu, ex Dc confluito in Forza Italia che sarebbe stato indicato da Mario Monti in una confidenza fatta a Friedman ben prima della crisi finanziaria dell’autunno 2011 (confidenza poi svelata da quest’ultimo) come colui che il Presidente della Repubblica auspicava prendesse il posto di Berlusconi alla guida del centrodestra.

Confidenza verosimile anche alla luce di una intervista rilasciata nel settembre 2011 dallo stesso Pisanu in cui, come un fulmine a ciel sereno, sostenne la necessità di un governo di larche intese senza la presenza di Berlusconi, già sotto l’assedio delle inchieste giudiziarie spesso infondate.
Il nome di Pisanu, inoltre, compare in un documento “riservato” datato 2009 e sottoscritto dall’ambasciatore americano David Thorne, svelato in “Wikileaks” (i documenti governativi e segreti pubblicati da Julian Assange), al fianco di quelli di Gianfranco Fini e Giulio Tremonti che, insieme, stavano -secondo il “rapportino” dell’Ambasciatore, “gettando le basi” per la successione a Berlusconi.

Secondo Luttwark, però, ciò che accadde non fu un vero e proprio colpo di stato ma più “un complotto dietro le quinte”. Quindi, secondo Luttwark, l’allora Presidente della Repubblica -come si legge in una ricostruzione giornalistica a firma Giampaolo Rossi- “partecipò attivamente a un’operazione organizzata da governi stranieri, tesa a eliminare il premier italiano legittimo e sostituirlo con un altro gradito dai mandanti internazionali”.

Ma più dirompente di ogni cosa letta fino ad ora, sono le rivelazioni di Ambrose Evans-Pritchard, inglese, inserito nel gota degli analisti di economia internazionale, in un articolo pubblicato sul prestigioso The Telegraph. “Io ho sempre trovato bizzarro ciò che accadde -vi si legge-. L’Italia era ritenuta un esempio virtuoso, uno dei pochissimi Stati dell’Ue che si avvicinava a un surplus del bilancio primario” e “non era in grave violazione del deficit”.

Ragion per cui, è la sua autorevole tesi: “La crisi italiana dell’autunno 2011 fu scatenata dalla Bce che alzò per due volte i tassi provocando una profonda recessione double-dip (il tipo di recessione che segue le fasi di limitata crescita artificiale). Eppure, la colpa di questo disastroso errore politico fu fatta ricadere sul governo italiano”.

Quindi, i complottisti, con il supporto della Bce, avrebbero creato aritificiosamente un innalzamento dello spread dei titoli italiani facendo credere che l’Italia fosse a rischio default. Dunque, e sono sempre parole di Evans-Pritchard, quello che è avvenuto contro Berlusconi “è uno scandalo costituzionale di prim’ordine”e quanto accadde in Italia fu un “colpo di Stato sicuramente nello spirito se non anche nel diritto costituzionale”.
Ma, anziché fare chiarezza, in Italia si condanna chi insinua dubbi che, alla luce di autorevoli “confessioni”, dichiarazioni e analisi, insinua dubbi e si pone domande più che sensate…

Enrico Lazzari

Lascia il tuo commento