Juventus e giustizie, facciamo il punto… Solo vizi formali potrebbero salvarla?

Ma cosa sta succedendo e cosa succederà alla Juventus, già penalizzata con 15 punti in campionato e al centro di indagini penali che la vedono accusata di aver violato più di una legge?
Se lo chiedono in tanti. Proviamo, allora, a fare il punto della situazione. Innazitutto è indispensabile una premessa: una cosa è il procedimento penale aperto al Tribunale di Torino, altra cosa è la giustizia sportiva.
Iniziamo dal PROCEDIMENTO PENALE, in cui vengono contestati alla dirigenza della società reati di manipolazione del mercato e falso in bilancio. E qui gli spazi di manovra per il pool di difesa del Club appaiono piuttosto limitati. Del resto, la vicenda appare già chiara e definita. Ma cerchiamo di capire meglio in maniera schematica.

Plusvalenze fittizie.

La già sancita difficoltà di valutare beni e materiali sfuggenti, quali le quotazioni dei calciatori, è un aspetto senza dubbio a favore della Juventus. Ma questo è solo un filone dell’indagine e la presenza di una vasta e precisa documentazione, come scritture private e intercettazioni telefoniche già acquisite dagli investigatori, pesa come un macigno nel fascicolo.
Le plusvalenze “concordate”, in alcuni casi addirittura prodotte senza che intercorresse nella compravendita lo scambio di un solo euro, in virtù di scritture private che fissavano il riacquisto dei calciatori ceduti, appaiono come una palese violazione con i criteri dettati dallo IAS (International Accounting Standards, una serie di principi contabili internzionali) che tutte le società quotate in borsa sono tenute a rispettare.
Pressoché inesistente, su questo aspetto, la possibilità per i difensori di produrre una difesa efficace in un’aula di tribunale.

Manovra stipendi.

Anche su questo aspetto, su questo fascicolo di indagine, vista la documentazione già raccolta dal pool investigativo, i margini di manovra per gli avvocati difensori appaiono pressochè inesistenti, qualora l’azione degli stessi di concentrasse sull’aspetto tecnico, ovvero mirando a contestare l’ipotesi accustoria. La squadra difensiva, quindi, sarà freneticmente alla ricerca, già ora, di vizi o presunti vizi formali che possano compromettere alcuni documenti o l’intero procedimento giudiziario.

La competenza territoriale.

In tal senso, l’aspetto più controverso è rappresentato dalla competenza territoriale. Infatti, con decreto n.532 del 2018, la Procura Generale della Corte di Cassazione ha chiarito che il “locus commissi delicti”, per i reati di manipolazione informativa del mercato, debba individursi in Milano, sede della Borsa italiana.
Questa deliberazione di Cassazione alimenta non pochi dubbi sulla legittimità della competenza territoriale, funzionale del Pubblico Ministero torinese, al punto che nessuno fra gli addetti ai lavori resterebbe stupito se nei vari gradi di giudizio l’eccezione che certamente solleveranno le difese venisse accolta.

Conclusioni sull’aspetto penale della vicenda.

Dunque, al momento, se dovessimo azzardare l’anticipzione di un sentenza sulla dirigenza Juventus e sulla gestione finanziaria e contabile della stessa società quotata in Borsa, gli unici fondati dubbi sull’emissione di una severa condanna nel processo, sembrano alimentati soltanto dalla forse non legittima competenza territoriale rivendicata del Pubblico Ministero di Torino.

LA GIUSTIZIA SPORTIVA

Discorso diverso per il procedimento sportivo, assolutmente autonomo -viste sia la Legge 280 del 2003 e il Codice Sportivo del 2019, che la conferma dalla Corte Costituzionle nella sentenza 160/2019- rispetto quello penale di cui abbiamo parlato. E’ indubbio che quel procedimento richieda maggiore celerità rispetto quello penale e quindi un ridimensionamento nel concreto del diritto di difesa. Tuttavia, la vicenda-Juventus pone dei pesanti interrogativi.

La condanna e la penalizzazione.

Si è arrivati alla condanna per un illecito disciplinare non codificato (infatti il ministro Abodi si è affrettato a dire che andrà tipizzata la fattispecie) e revocando una precedente sentenza sportiva di assoluzione. Ciò fa pensare che in quel caso possa essere stato violato il principio del “ne bis in idem”, del diritto di difesa e del principio di stretta legalità, previsti sia nella Costituzione che nelle Convenzioni internazionali. Ciò significa che in caso di condanna la sentenza sportiva potrebbe addirittura approdare alla Corte Cedu

La giustizia sportiva può prescindere dall regole fondamentali di quella penale?

Il grande tema, sulla legittimità del “-15” punti, sta tutto qua. Non nel merito, visto che appare ormai “molto probabile” (manca una sentenza definitiva per renderlo certo) che la Juventus abbia ottenuto un evidente vantaggio illecito sportivo grazie alle violazioni emerse dagli atti dell’inchiesta “Prisma” del PM torinese. Un vantaggio facile da individuare: mentre gli vversri dei bianconeri si trovavno costretti a cedere i “gioielli di famiglia”, i giocatori più forti, per far quadrare i bilanci, la Juventus con i conti reali non migliori di quelli dei loro avversari, rafforzava continuamente la sua squadra.

La manovra stipendi

Azzardare l’esito della giustizia sportiva su questo filone non pare, invece, difficile già oggi. L’accordo sugli stipendi appre essere una violazone chiara, confermata dalle testimoninze degli stessi giocatori e da decine di chat. In questo caso il dubbio potrebbe essere rappresentto soltanto dall’entità della pena.

Il falso in bilancio.

Qui il discorso è molto più complesso. Secondo quanto trapelato dagli atti dell’indagine torinese, in almeno un campionato, la situazione economica reale del club non avrebbe permesso l’iscrizione al torneo di Serie A, né a quello di Serie B. Se ciò dovesse venire accertato dalla Giustizia Sportiva, la retrocessione in Serie B non sarebbe una opzione, ma la società -non la squadra, i cui diritti restano potrebbero venire ceduti- rischierebbe la radizione sportiva. Ma in tal caso, nella migliore delle ipotesi, la Juventus ripartirebbe dalla Serie C, se non addirittura dalla Lega Pro.

Conclusioni Giustizia sportiva.

Anche qui gli unici dubbi su una severissima condanna sono rappresentati esclusivamente da possibili vizi formali dei procedimenti. Le violazioni appaiono oggi molteplici e continute. Ciò significa che una retrocessione in Serie B della Juventus, unita ad altri punti di penalizzazione, sarebbe il minimo che ci si possa attendere.

IL CALCIO EUROPEO

La radiazione dei giorni scorsi che la Uefa ha appioppato a Paratici è un segnale importante e chiaro: l’Uefa è “impaziente” -forse si è legata al dito il progetto “Superlega”?- di adottare provvedimenti sportivi contro la Juventus. E si ipotizza possano essere severissimi!

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