Stop Lockdown… Ma con la testa! E con un preciso piano per ogni possibile scenario

Un ruolo decisivo in una riapertura delle attività produttive o commerciali nonchè nella ritrovata libertà degli individui, per non ricadere nell’emergenza in quattro e quattr’otto, lo rivestono i test rapidi

Pressochè scomparso dai Social l’hastag #iostoacasa, archiviata la smania dei vigilantes da balcone, il nuovo sentimento degli italiani è riassumibile in un nuovo hastag, divetnato peraltro assai popolare: #stoplockdown…
Del resto, oltre 40 giorni di “reclusione domiciliare” lasciano il segno…

La sfida, però, non è semplice, perchè la riapertura ci porterà a convivere con il rischio contagio e la possibilità di tornare, in quattro e quattr’otto, in piena emergenza. E’ quindi importante che Governo e tecnici invertano la rotta, smettendo di inseguire -quasi sempre a caso- l’emergenza, ma precedendola: fin da ora va definito -in fretta- un preciso piano di intervento, che preveda anche la definizione dei possibili scenari che potrebbero venire a crearsi e, per ognuno di essi, un piano specifico già definito. E’ questo che è mancato quando l’epidemia è scoppiata, dimenticato da un esecutivo -mi si permetta- totalmente inadeguato e incapace di gestire, sia dal punto di vista sanitario che economico, la più grave crisi che l’Italia ha dovuto affrontare nel dopoguerra. Non si rifaccia lo stesso errore, perchè se “Errare humanum est, perseverare autem diabolicum” (errare è umano, perseverare è diabolico).

So che a tanti non piacerà questa considerazione sull’operato del nostro governo, ma come definire un esecutivo che ha emanato decreti a raffica inseguendo l’emergenza, annunciandoli prima così da favorire il “viaggio” del virus da Nord a Sud, e permettendo che si creasse un caos catastrofico (per le libertà costituzionali) conseguente l’emanazione di oltre 300 decreti e decretini da parte delle autorità locali, in una irrazionale gara a chi disponeva la “pena”, la reclusione pù dura al grido di #iostoacasa?
Come definire un esecutivo ostaggio del mondo medico e incapace di definire una precisa linea di intervento che tutelasse nel migliore dei modi le due emergenze in atto, ovvero quella sanitaria e quella economica, dimenticando totalmente per setimane e settimane la seconda? Come definire un governo che costringe liberi imprenditori a chiudere la loro attività per oltre un mese senza “rimborsarli” equamente per il danno subito? Come definire un esecutivo che… L’elenco sarebbe infinito, purtroppo!

Ma guardiamo oltre, guardiamo al futuro facendo tesoro degli errori del recente passato. Si deve riaprire tutto!, è il sentimento ormai comune. Tutto, anche i bar, magari -approfittando della stagione calda ormai alle porte- vietando l’ingresso all’interno dei locali ma permettendo agli esercenti di allestire l’accoglienza all’aperto, dove il contagio è assai più difficile che in ambienti chiusi.

Nella prima fase la libertà di movimento, da una zona all’altra andrà comunque limitata, così da circoscrivere eventuali recrudescenze del virus.
Si deve riaprire tutto, come detto, ma si deve fare in maniera razionale, non a caso. Già oggi va predisposto un preciso piano di riapertura, che preveda al suo interno la definizione di possibili scenari che potrebbero presentarsi e, per ognuno di essi, un preciso e specifico piano di intervento da attuare tempestivamente. L’apertura, infatti, presenta non poche insidie, come quanto accaduto ad Hong Kong conferma.

Ma allora, come riapriamo tutto?

I piani precisi nel dettaglio, toccano ai tecnici, tanti di loro strapagati nel ruolo di superconsulenti dei questo governo… Inizino, oggi, a gudagnarsi la “pagnotta” con azioni serie… Ma le basi su cui questi piani potrebbero essere ispirati appaiono semplici e, in questi, un ruolo determinante non potrà non averlo il testi virologico, quando del caso seguito dal tampone. Infatti, se questo test conferma l’assenza di anticorpi IgG e IgM la sciruezza è pressochè totale sul fatto che l’individuo testato non è positivo al Covid-19 e qundi non può essere un veicolo di contagio e quindi una minaccia per alcuno. Più complesso il discorso in caso di positività, perchè ciò potrebbe significare (non è necessario in questo contesto scendere nei particolari) sia la positività al Covid-19 che la negatività con acquisita immunità. Inoltre il rischio di falso positivo è presente. Ciò significa che tutti coloro che risultano positivi a certi anticorpi andrebbero sottoposti ad un tampone per avere la certezza di non rappresentare un mezzo di diffusione del virus.

Premesso ciò, e ala luce dell’estrema differenza di diffusione del virus fra Nord e Sud della penisola ecco un piano che si potrebbe attuare fin da ora in prevgisione di una decisa riapertura del’Italia.

IL primo passo da fare dovrebbe esere quello di dividere l’Italia in due, ad esempio ricalcando la storica Linea Gotica… Le Italia diventerebbero due e nessuna nterazione potrà esserci fra le stesse.
Fatto ciò è indispensabile procedere nella sanificazione delle diverse aree, partendo dal Sud dove solo piccole zone -che andrebbero isolate dal resto del territorio- vivono una vera emergenza. Dall’estremo Sud di Sicilia, Sardegna, Puglia e Calabria, paese per paese, quartiere per quartiere, tutti i cittadini andranno testati con il test rapido, che dà il risultato in 10 minuti. I negativi liberi i “possibili positivi” isolati -e sorvegliati (ad esempio con la famosa “app”) in attesa del tampone definitivo.
Area dopo area, salendo verso Nord, si creerebbero delle zone sanificate, free-Coronavirus, da tenere a loro volta isolate dalle altre non ancora sanificate… E, mettendo in campo anche l’esercito non serviranno mesi per risalire e sanificare tutto il Sud e il centro-Sud d’Italia… Più complicato sarebbe, invece, farlo al Nord, sia per la maggiore diffusione del contagio che per l’iniziativa assunta in Veneto dal Presidente Zaia che, di fatto, ha deciso di andare da solo in una riapertura solitaria.

Sanificare aree permetterebbe la ripartenza in regime di quasi normalità, in sicurezza, di mezza Italia. E, soprattutto, darebbe la possibilità -così come ha potuto fare la Cina con la regione di Whuan- di attuare un vero lockdown stile cinese nelle zone dove il contagio, pur calando, resta a tassi di emergenza e la riapertura sarebbe quanto mai rischiosa: dalle zone free-Covid-19 arriverebbero nelle zone davvero bloccate mateeriali e beni di prima necessità, così da riportare alla quasi normalità, anche in tre settimane, la vita in tuta la Penisola…

Perchè siamo per il riaprire tutto subito! Ma anche per il non ritrovarci in emergenza dopo due settimane di libertà!

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